Un’aula magna gremita ha ospitato venerdì 15 febbraio il Maestro Haruhisa Kawamura del Kawamura Noh Theater di Kyoto, volato dal Giappone in Italia per condurci in un viaggio ideale alla scoperta del Teatro Noh, la più antica forma del teatro tradizionale giapponese.
L’evento, organizzato dal Prof. Stefano Aloe, docente di Slavistica del nostro dipartimento, ha visto la partecipazione del , che ha tenuto una lectio sulle caratteristiche del teatro Noh. L’evento è stato possibile anche grazie alla , con la collaborazione del regista Matteo Spiazzi e di Nicola Pasqualicchio, docente di Discipline dello spettacolo in ateneo.
Il Noh (能) è una forma di teatro tradizionale giapponese che nasce intorno al XIV secolo. Nel 2003 forma parte del patrimonio UNESCO. Purtroppo non è un genere teatrale di semplice comprensione e di facile apprezzamento sia in Giappone che all’estero a causa di un simbolismo complesso e di uno stile recitativo completamente diverso da quello occidentale.
I drammi del teatro Noh vanno in scena su un palcoscenico molto particolare: la scena è costituita da un palco quadrato, sopraelevato rispetto agli spettatori di circa tre metri e sovrastato da una tettoia in legno. Lo sfondo è sempre dipinto con un tipico pino giapponese. Per interpretare i personaggi principali che compongono le rappresentazioni, gli attori Noh – esclusivamente uomini – indossano delle maschere in legno. L’attore, anche se recita con il volto coperto, si addestra per moltissimi anni affinché il proprio corpo e i propri movimenti diventino parte integrante della maschera che indossa. Anche i costumi e le parrucche, sfarzosi e preziosissimi, costituiscono parte integrante del personaggio. Alcune scuole di teatro Noh tramandano i loro antichi guardaroba da centinaia di anni, contando tra i loro costumi alcuni veri e propri reperti storici.